Ma s’io fosse fuggito inver’ la Mira

Ma s’io fosse fuggito inver’ la Mira,
quando fu’ sovragiunto ad Orïaco,
ancor sarei di là dove si spira.
Corsi al palude, e le cannucce e ’l braco
m’impigliar sì ch’i’ caddi; e lì vid’io
de le mie vene farsi in terra laco.

(Purgatorio, Canto V, 79-84)

Dante si riferisce qui alla triste fine di Jacopo del Cassero, che, dopo essere sbarcato sulla riva del Brenta, si trovò inseguito dai sicari di Azzo VIII, a cui cercò di sfuggire nascondendosi nella circostante palude, dove, impigliato tra le canne e il fango, fu raggiunto e mortalmente ferito, mentre forse avrebbe potuto salvarsi se invece avesse preso la strada verso il centro di Mira.

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Leggere di Oriago e Mira

Giardini e ville nella letteratura

Diversi autori hanno raccontato queste terre: Giovanni Sagredo (1617-1682) ha scritto sotto pseudonimo L'Arcadia in Brenta (1667), una raccolta di novelle che racconta, con chiara ispirazione del Decamerone di Boccaccio, di un gruppo di nobili veneziani che trascorre otto giornate in luoghi ameni come ville e giardini. Le ville e i giardini della Riviera del Brenta sono ben descritti anche dal commediografo Carlo Goldoni; sono stati affascinati da queste terre Giacomo Casanova e il tedesco Johann Wolfgang von Goethe e da ultimo Gabriele D'Annunzio che nella sontuosa, settecentesca Villa Pisani ambienta Il Fuoco, narrando la decadenza di questi luoghi

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