Immagini delle origini dell'Universo
L’esposizione “Immagini delle origini dell'universo, tra scienza, mito e arte” si è svolta a Palazzo Firenze nell’autunno del 2020, in occasione della Rome Art Week. In mostra sono state proposte le immagini tratte da alcuni volumi a stampa e manoscritti, databili tra il XV e il XVIII secolo e custoditi nel ricchissimo fondo antico della Biblioteca Angelica di Roma, per ricostruire l’evoluzione del concetto di cosmo nel corso del Rinascimento e dell’Illuminismo, in opposizione alle precedenti teorie aristoteliche e tolemaiche, nelle quali lo stesso Dante si riconosceva. Fin da quando esiste la scrittura, infatti, l'uomo ha lasciato traccia visiva del suo tentativo di interpretare le origini e la struttura dell’universo, impostando anche connessioni con il microcosmo del corpo umano e dei tre Regni della Natura e proiettando miti e leggende nel cielo stellato.
Il percorso espositivo, scandito dai pannelli documentari relativi ai testi e ai loro autori (tra gli altri, Galileo Galilei, Francesco Colonna, Giordano Bruno, Niccolò Copernico, Athanasius Kircher, Tycho Brahe, Luca Pacioli, Cesare Ripa), era completato dalle riproduzioni di cinque codici miniati realizzati tra il XIII e il XV secolo, pubblicati in facsimile dell’editrice riminese Imago. Era inoltre arricchito da tre opere di altrettanti artisti contemporanei che si sono misurati con la conoscenza ermetica, con l’obiettivo di riportare le testimonianze della nostra cultura del passato al presente, offrendo allo spettatore gli strumenti per comprendere gli autori contemporanei: l’argentino Santiago Espeche, il tedesco Michael Franke e l’italiano Cesare Massimo. Santiago Espeche, unendo arte e tecnologia, figurazione e astrattismo, scienza e poesia, elabora immagini satellitari ricercando il potere poetico nascosto nella natura ed esprimendosi con un chiaro linguaggio neo figurativo. L’opera di Michael Franke riunisce la dicotomia luce-tenebre e sottolinea la complementarietà tra mondo germanico e mondo latino: Roma, città eterna, centro della diffusione della civiltà antica, appare per lui meta di un pellegrinaggio introspettivo. Cesare Massimo vive e lavora a Roma, alla cui antichissima ed eclettica memoria genetico-culturale attinge per approfondire il suo linguaggio visivo, capace di comunicare con l’inconscio collettivo e articolare tematiche di forte rilevanza contemporanea.
La mostra, realizzata con il contributo dell’ Associazione Metamorfosi , è stata progettata da Fiammetta Terlizzi, Alessandro Orlandi, Pietro Oliva, Marisol Burgio di Aragona. Progetto grafico di Pietro Oliva. Fotografia di Stefano Massimo. Schede catalografiche di Simona De Gese