Inferno - Schema del nono cerchio

Inferno - Schema del nono cerchio

Anche il nono cerchio, ultimo dell’imbuto infernale, rientra nell’ampio settore della “frode”, ma con una differenza sostanziale rispetto alle bolge (dalla sesta alla decima), consistente in una fondamentale “sfumatura”, che a Dante non sfugge: gli ipocriti, i ladri etc., fino ai falsari, operarono verso o contro chi non si fidava; i traditori (nelle varie forme sempre più gravi) hanno peccato contro chi si fidava di loro. La cosa è tanto più imperdonabile per quanti sono i gradi di congiunzione fra il traditore e il tradito. Vediamoli.
Il Cocito, fiume che alimenta il lago gelato su cui pesa l’intero carico dell’Inferno e che è il centro assoluto non solo della Terra, ma dell’universo tolemaico, presenta quattro zone.
Prima: la Caina, in cui sono puniti i traditori dei congiunti, infitti nel ghiaccio fino al collo, ma col capo chinato in giù, di modo che le lacrime possano scorrere senza gelarsi nel cavo orbitale. L’algore glaciale rappresenta la condizione di freddezza del loro animo, privo di qualsivoglia pietà.
Seconda: l’Antenòra, in cui sono conficcati nel ghiacciato lago i traditori della patria. Essi stanno col volto alzato (ivi incontriamo il Conte Ugolino e l’arcivescovo Ruggieri).
Terza: la Tolomea, in cui sono puniti i traditori dei commensali. Giacciono supini, fasciati come mummie dal ghiaccio, fuorché la testa. Le lacrime gelano sugli occhi ed essi non hanno neppure il lieve conforto del pianto. Qui c’è una particolarità spaventosa: le anime dei malfattori cadono nella Tolomea appena compiuto il grave reato e nel loro corpo subentra un diavolo finché non cessa la vita terrena.
Quarta: la Giudecca. Qui sono puniti i traditori dei benefattori. Stanno in posizioni diverse dentro la lastra di ghiaccio che li avvolge completamente. Nel punto più profondo, nel centro ultimo da cui si risale (per la “natural burella” onde arrivare alla spiaggia del Purgatorio), sta Lucifero infitto per metà del suo gigantesco corpo dentro la terra. Ha tre bocche, con le quali maciulla in eterno Giuda (traditore del fondatore della Chiesa), Bruto e Cassio (traditori del fondatore dell’Impero romano). Giuda viene triturato nella parte superiore, cioè dalla testa all’inizio delle gambe. Gli altri due, al contrario.
È chiaro che Dante ponga addirittura fra i denti del demone ribelle per antonomasia i tre peccatori: lo si capisce ancor meglio leggendo il sesto canto del Paradiso e il Monarchia, oltre diversi punti in cui il Poeta accenna al piano divino di mandare il Figlio unigenito in Terra nel momento in cui Roma, impero universale, rappresentasse un tribunale universale e un terreno unificato per la propagazione del grano della fede cristiana.