Giuliana Poli intervista Enrica Bonaccorti

Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ‘l modo ancor m’offende.

Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.

Amor condusse noi ad una morte:
“Caina attende chi a vita ci spense”.
Queste parole da lor ci fuor porte.

(Dante, Inferno, V, 99-10).

Siamo in presenza dei versi più famosi della Divina Commedia: l’amore di Paolo e Francesca. La coppia di giovani già uniti nel cuore, non reggono al coinvolgimento di amorosi sensi quando, leggendo insieme il libro in cui viene narrata la storia tra Lancillotto e Ginevra, arrivano al momento del bacio tra il cavaliere e la regina. In quell’attimo di caos interiore e di emozione, anche Paolo bacia tutto tremante Francesca. Dopo l’elenco di vari personaggi della storia dediti ai meri piaceri della carne, Dante chiude il V Canto dell’Inferno con l’immagine leggiadra di due anime che sembrano colombi perennemente innamorati presi costantemente dal vento. Siamo quindi ad un punto di svolta del viaggio: dalla lussuria, si sale e si arriva ad una coppia di amanti che seppur hanno tradito, lo hanno fatto con Amore, il quale perdona sempre i puri di cuore. Come corpi eterici che vagano nell’aria all’inizio dei tempi, Paolo e Francesca con il loro bacio hanno generato una nuova spinta verso l’evoluzione. L’elemento di congiunzione delle coppie di amanti è il tradimento e il bacio. In entrambe i casi si genera una morte che cambierà il destino provocando una rinascita. Anche nella Metamorfosi di Apuleio in cui la storia più importante è quella di Amore e Psiche, il bacio è fondamentale. Sappiamo che nei Fedeli l’Amore il patto di Amore e fedeltà avveniva mediante il bacio e lo scambio di saliva. Nella storia di Apuleio tale connessione avviene nella parte in cui Venere adirata per il tradimento di Amore, invia Mercurio (la sostanza velenosa che permette la trasformazione alchemica e quindi la vita), alla ricerca di Psiche che promulga un bando promettendo come premio a chi ritrovasse la fanciulla: “ Sette soavi baci da parte di Venere e uno molto più dolce con una gustosa intromissione della lingua”. I sette baci rappresentano i sette veli della dea Iside e il bacio con la lingua è l’intromissione del “veleno” ovvero di quel “sale spumoso e primigenio” che permette di attivare il potere dei veli. Apuleio parla di “gustosa intromissione”. Anche secondo Platone, l’estasi è sempre erotica. Solo attraverso l’eros, la psiche scende negli inferi di Ade del mondo astrale della magia invisibile, per poi risalire trasformata. L’anima e la sua forma-corpo purificata per le acque lustrali si solleva a sfera gloriosa pronta per le nozze con Amore e divenire così immortale. La saliva è capace d’instaurare legami per omeopatia, per similitudine o contagio e i due elementi di contatto tra di loro. Il bacio di due innamorati, quando i due si “riconoscono” aprono le porte al cuore. Fare l’amore lega i due amanti per sempre e l’osmosi dei loro “liquidi” genera un’unione che informa di sé l’universo. Attraverso il bacio si entra in contatto con tutte le informazioni che hanno interagito nella propria esistenza fino ad arrivare ai propri archetipi, che sono racchiusi nella memoria della nostra saliva. Il bacio è riconoscimento dell’altro attraverso il divino, quindi il bacio è in sostanza Dio. Ginevra è una Regina, la dama delle dame e Francesca rappresenta la psiche che vedendo per la prima volta la “forma” di Amore se ne innamora pazzamente. Lancillotto e la consorte di Artù si pentiranno del male fatto e soffriranno, Paolo e Francesca vagheranno preda dei venti e piangeranno ricordando la loro brutta sorte. Psiche soffrirà molto prima di ritrovare Amore, ma alla fine tutte e tre le coppie saranno “ponte” per la trasformazione dell’anima. Dante dentro di sé perdona la coppia ha tenerezza per questi giovani amanti, si commuove e sviene. Lo svenimento del Poeta è allegorica. E’ la prova del processo di trasformazione dell’anima che avviene non con la lussuria, ma attraverso la relazione psichica dell’Eros, che fa sempre morire a sé stessi per poi rinascere.

Anche in Giordano Bruno negli Eroici Furori, l’Eros appartiene a chi tenta di immergersi nelle figure dell’ombra e nel bello presente nei corpi, e il bello è la luce nella materialità, la spiritualità manifestata, con l’intento di scorgere ciò che si cela oltre. Soltanto attraverso la bellezza dell’anima che è femminina si può accedere all’Eros e l’unico viatico sono le “ninfe”, teofania dell’aspetto divino della Madre che sono ben distinte dalla massa “profana” delle altre donne, prive di bellezza e incapaci di suscitar desiderio, piacere, amore e, in ultima analisi, essere Sapienza. Le donne “ninfe” rappresentano premesse ideali e reali alla dea Diana, natura e luce riflessa nell’ombra.

Dove si ragionasse de tutto il sesso femminile, non si deve né può intendere de alcune vostre, che non denno essere stimate parte di quel sesso; perché non son femine, non son donne, ma, in similitudine di quelle, son nimfe, son dive, son di sustanza celeste, tra le quali è lecito di contemplar quell’unica Diana, che in questo numero e proposito non voglio nominare.
(Giordano Bruno, Gli Eroici Furori)

Sono appunto le “ninfe”, che pur appartenendo al genere femminile lo trascendono, in “amori eroici” e non volgari. E tra queste spicca il principio, la natura effettuata, il riflesso della luce, Diana, che si esprime in volti innumerevoli.
L’Amore quindi trionfa, uccide e fa risorgere la vita. Dopo lo svenimento, dal quel momento Dante che muore a se stesso, grazie alla purezza di Paolo e Francesca continuerà il percorso seguendo il viaggio all’indietro di Beatrice. Lei è la settima donna nel grado massimo iniziatico che scende dal Paradiso all’Inferno per aiutare Dante. Scende per poi risalire attraverso un percorso che dall’indietro ritorna in avanti. Possiamo quindi affermare che Francesca è Beatrice stessa nel secondo grado iniziatico femminile, nella risalita dal basso verso l’alto. Dante è il suo sposo mistico che sta risalendo grazie a Lei, la Diana celeste, la mediatrice tra cielo e terra.

Svelato forse l’arcano che ci ha donato la Signora Bonaccorti: XY a la THX.. Ma fu Terry! In Ogni grande amore c’è sempre un dolore perché porta ad una trasformazione, quindi si muore, come sono morte e svenute le coppie… ma si rinasce sempre.. Un sigillo di Amore per tutti gli innamorati.

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*Giuliana Poli, ricercatrice di antropologia culturale, scrittrice di Tradizione, scrittrice di monografie e testi su opere d’Arte, analista ed esperta d’iconografia ed iconologia di opere d’arte. Analisi semantica del linguaggio dell’Arte e della parola.