L’Inferno è la prima delle tre cantiche in cui si struttura il Poema Sacro. Contiene 34 canti, uno in più delle altre, perché il primo è considerato una sorta di introduzione a tutto l’itinerarium mentis in Deum che Dante percorre insieme a Virgilio (ma sopraggiungerà Stazio nei canti gemelli del Purgatorio, XXI e XXII, quindi Beatrice, dal Paradiso Terrestre alla visione di Dio).
La Divina Commedia si articola in cento canti, 33 per cantica, più – come detto – uno introduttivo per l’Inferno. Non approfondiremo la numerologia del Poema Sacro, ma un cenno necessario bisognerà farlo. Dante usa la terzina incatenata (numero tre, come la Santissima Trinità), e i tre regni dell’oltretomba vengono de- scritti ognuno in 33 brevi poemi concatenati, e 33 è il multiplo di 3; così il numero cento, che è la cifra dell’intera opera, è 33 moltiplicato tre, più uno: la Trinità e l’Unità di Dio, Uno in Tre Persone.
Il viaggio provvidenziale (cfr. il XVII del Paradiso nella dichiarazione di Cacciaguida ispirata da Dio) si svolge nell’anno del Signore 1300, partendo dalla notte del giovedì santo, 7 aprile. Nella selva oscura, Dante rimane dunque la notte fra il 7 e l’alba dell’8 aprile. La narrazione è fortemente allegorica, in questo preludio. L’imbuto del regno senza fine amaro è posto, nella cosmologia dantesca, sotto Gerusalemme, dove si apre la porta inferi sulla quale campeggia una scritta di significato oscuro. Poi c’è l’Antinferno, con gli ignavi, e il fiume Acheronte. Fra questo e lo Stige vi sono quattro cerchi, onnicomprensivamente sistemati, nella nomenclatura, col titolo generale dei peccatori “incontinenti”. Nella mota dello Stige si picchiano fra loro gli iracondi e gli accidiosi. E qui termina l’Antinferno. La città di Dite, turrita e infuocata, è l’Inferno vero e proprio, nel quale Virgilio è ammesso grazie alla venuta del Messo Celeste.
Nel cerchio sesto, interno alle mura, ci sono le tombe “incese” degli eretici ed epicurei (il X canto narra l’incontro con Farinata degli Uberti e Cavalcante Cavalcanti), poi il grande “burrato” e i tre gironi dei violenti. Un’immensa ripa scoscesa separa questa zona infernale dalle Malebolge, dieci in tutto, contenute nell’ottavo cerchio dei “fraudolenti” (dai seduttori fino ai falsari). Poi il pozzo dei Giganti e il nono cerchio in cui sono puniti i traditori: dei parenti, della patria, degli ospiti e dei benefattori. Lucifero, incastrato fino all’ombelico, maciulla nelle sue tre bocche Giuda, Bruto e Cassio, vale a dire i traditori del fondatore della Chiesa (Gesù) e dell’Impero (Cesare). Poi c’è la “natural burella”, al centro della Terra, che i due viandanti percorrono in salita, perché dal punto estremo ed infimo dell’imbuto infernale si passa a un altro emisfero, quello australe, e quindi il percorso è inverso: dalla discesa si procede all’ascesa fino alla montagna del Purgatorio.