Giuliana Poli intervista Letizia Pigini

Molti son li animali a cui s’ammoglia,
e più saranno ancora, infin che ’l veltro
verrà, che la farà morir con doglia.
(102)

Questi non ciberà terra né peltro,
ma sapïenza, amore e virtute,
e sua nazion sarà tra feltro e feltro.

Nel primo Canto della Divina Commedia è presente una delle figure più misteriose della Divina Commedia: il veltro.
Dante non riesce a passare, c’è un leone ed una lupa che non gli lasceranno scampo, lo uccideranno sicuramente se solo oserà intraprendere e continuare il viaggio per la selva oscura. Ad un tratto vede un’ombra, Virgilio che gli consiglia di non ripetere la strada sbagliata e di salire la montagna. Dante è dubbioso, ha paura della lupa che li ucciderà ma Virgilio fa una profezia: che arriverà il veltro che farà morire l’animale con doglia, con molto dolore. Il veltro sarà un essere celeste che non si nutre né di terra né di peltro: un insieme di leghe usate per ornamenti liturgici.

(…) Nacqui sub Iulio, ancor che fosse tardi,
e vissi a Roma sotto ’l buono Augusto
nel tempo de li dèi falsi e bugiardi.
(72)

Poeta fui, e cantai di quel giusto
figliuol d’Anchise che venne di Troia,
poi che ’l superbo Ilïón fu combusto
(…)

Enea riportò da Troia il sacrosanto segno dell’aquila, per cui il Poeta non può passare se non attraverso colui che riportò l’impero, ovvero Enea, Virgilio e la figura di Giulio Cesare, considerato da Dante, il primo imperatore di Roma. Per aprire la porta sbarrata dalla lupa è necessaria la virtù di un aquilifero, ovvero appartenente all’Aquila. Dante attraverso Virgilio fa capire che chi non è guidato, sorretto, condotto dalla virtù imperiale, non può nemmeno iniziare il viaggio. Virgilio nasce sotto Julio Cesare e crea intellettualmente l’impero di Augusto, quindi può passare. Anche Dante potrà, come vittorioso e non come dannato, grazie ai figli dell’Aquila ma soprattutto dall’Aquila celeste stessa che viene in suo soccorso, attraverso le sue figlie: Maria, Lucia, Beatrice che è vicino a Rachele. Maria, la pietas chiama Lucia, la nimica di ciascun crudele, la Giustizia celeste che non opera direttamente sulla terra e che quindi chiama Beatrice che scende per chiedere aiuto a Virgilio, portatore dell’Impero e anche mistagogo, quindi grande conoscitore delle iniziazioni ai misteri delle anime. Con l’arrivo e l’emergenza della salvezza di Dante, l’Anima Beatrice in quel momento in contemplazione (Rachele rappresenta quest’aspetto), viene attivata. Abbiamo quindi l’Aquila e la croce Beatrice, la Giustizia rivelata, quindi la Sapienza che attraverso la scala dell’asse scende, per poi risalire.
Dante partendo dalla selva oscura dell’ignoranza, sanato dalla croce, aiutato da Virgilio a sua volta sanato dall’Aquila, giunge alla Sapienza Beatrice che insieme all’Amore e Virtude rappresentano la trinità perfetta. Le tre forme di Sapienza sono legate quindi alle tre figure celesti e sarà proprio la risalita al cielo di Beatrice che consentirà al Poeta, di sfera in sfera, attraverso di Lei, ad arrivare alla contemplazione della Rosa. Successivamente poi attraverso Maria giungerà alla contemplazione suprema che supera la Sapienza, dove si perdono tutti gli orientamenti e si è nell’immanenza e nella perdita del proprio Sé.
La diffusione della trinità che annienterà l’ignoranza che fa sempre gioco ai tiranni e i manipolatori di verità avverrà attraverso la divulgazione del sapere. Come? Sappiamo che i versi di Dante comunicano più messaggi a diversi livelli. Forse nel verso in esame, Dante volle affermare che ci sarà un momento in cui i libri che al tempo erano preziosissimi e che solo i ricchissimi potevano possedere, potranno essere stampati (feltro e feltro), quindi essere letti da tutti. La stampa e la diffusione della lingua volgare quindi, come fonte di divulgazione di sapienza, amore e virtude, ovvero i tre cardini di quella “dottrina” segreta di cui il Poeta, si fece portatore nei suoi scritti. Una dottrina che era al corrente circa la tecnica di stampare già a quell’epoca, derivante dall’antica sapienza cinese con la quale i fautori delle antiche conoscenze segrete entrarono evidentemente in contatto.

I cinesi già conoscevano la tecnica della stampa parecchi secoli prima dell’avvento in Italia. Molto probabilmente Dante sapeva dell’esistenza di questa tecnica attraverso il circuito e lo scambio di esperienze ermetiche e sapienziali che avveniva nelle corti più importanti dell’epoca, in maniera esclusiva e segreta.
Già numerose opere di divinazione, di astronomia, di astrologia, di lessicografia, si solevano vendere nei sobborghi di Chengtu nel Szechwn, nell’883, poi man mano vennero stampati tutti gli altri libri religiosi e storici. Poche persone conoscono vagamente che prima della venuta di Gutemberg (1397), i Cinesi avevano conosciuto la stampa e se ne servivano abbondantemente e forse i conoscitori dell’antica dottrina nascosta sotto li versi strani ne era a conoscenza.
L’incontro di culture tra gli illuminati pensatori dell’epoca, avvenne tanto tempo indietro alla data ufficiale che la storia dichiara. Già al tempo di Federico II c’erano contatti tra il Fibonacci e altrettanti geni cinesi. Feng-Shiu portato avanti da massimi esponenti del neo confucianesimo conosceva le vie energetiche terrestri e le metteva in relazione alle forze celesti attraverso calcoli matematici antichissimi.
Non a caso grazie ai calcoli matematici cinesi, in sinergia con le migliori menti della scuola imperiale, si edificherà Castel del Monte, il tempio della perfezione celeste e del libero pensiero universale, la cui posizione sarà a metà tra Notre Dame di Parigi e Gerusalemme, templi costruiti anch’essi con le stesse proporzioni auree delle Piramidi di Giza. Grazie a Federico II, attraverso l’incontro tra la terra e il cielo misurato dalla geometria e matematica avverrà l’incontro tra Oriente ed Occidente. Tutto è numero e la matematica che è conoscenza, la cui parola deriva dal rettangolo sacro in cui nacque la piuma della dea Maat, personificazione del concetto di ordine, verità e giustizia (ritorna la trinità), diviene la porta di accesso di tutte le cose e degli oscuri misteri che appartengono a tutta l’umanità. La forma di Castel del Monte non a caso è un ottagono, un “fiore” con otto petali rappresentati in architettura da una torre ad ogni angolo. La struttura del Castello e tutte le forme geometriche interne, in realtà, deriverebbero proprio dall’applicazione dell’antica arte cinese del “Feng Shui” : un mandala, specchio dell’armonia della natura, del micro e del macrocosmo. Questa riflessione potrebbe essere la prova dei contatti che ebbe Federico II, che fece erigere la costruzione, con la tradizione e la disciplina orientale cinese, in un tempo antecedente il viaggio di Marco Polo. Questo pensiero universale che si fece materia abbracciò i due mondi in un campo senza nessun spazio né tempo e questa magia fu la dimostrazione di come, in un’alta aristocrazia spirituale legata ai valori universali che sono misura, equilibrio, ci si riconosce, si costruisce insieme, si scambia sapere senza egoismi, prevaricazioni e violenza, ma tutto in nome della fedeltà all’amore. Cosa che accadde realmente.

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Giuliana Poli, ricercatrice di antropologia culturale, scrittrice di Tradizione, scrittrice di monografie e testi su opere d’Arte, analista ed esperta d’iconografia ed iconologia di opere d’arte. Analisi semantica del linguaggio dell’Arte e della parola.