L’arte della calligrafia

L’arte della calligrafia

Giuliana Poli intervista Alessandra Biagini

Il Purgatorio è un tempio di realizzazione. Fra il terrore degli inferi e la grazia del cielo, v’è un vuoto in cui l’anima passa per “distillare” la luce dalle tenebre. Non può essere una dimora fissa, poiché è un processo che purifica il talento dal dolore che l’avvolge, come afferma la Biagini. Ed essendo un diveniente, il Purgatorio può trovarsi in ogni luogo ed in nessuno. La Parola è sacra e Dante sviscera e gioca con le lettere che possono dare a chi legge le immagini che si è in grado di recepire. Immaginiamo il Poeta ricurvo sulla pergamena…Ore ed ore… fino quando il corpo non regge e gli occhi vacillano… Un vero percorso iniziatico nel mondo dell’alfabeto, la prima forma di comunicazione tra Dio e l’uomo. Trascrivere le lettere sul foglio è il viaggio che dall’Inferno porta al Paradiso passando per il luogo in cui si possono creare ed assumere nuove forme: il Purgatorio. Il grido di dolore diventa purificazione, la sconfitta del drago che permetterà la vittoria della grazia della lettera”. San Michele Arcangelo, mediatore tra cielo e terra lottò con le forze arimaniche per purificare e rendere possibile il passaggio dei filamenti universali diventati poi lettere. La scrittura era quindi una “ricaduta” della forma pensiero universo, una preghiera collettiva che aveva luogo in ogni scriptorium di ogni monastero. Gli amanuensi scrivendo pregavano ed espiavano per se stessi e per tutte le anime che attraversavano il Bardo dello spirito.

La scrittura è la trasformazione alchemica nell’oscurità della mente della lettera-luce. Non a caso Dante inizia il suo viaggio grazie a Santa Lucia, senza di Lei non avrebbe superato le prove iniziali. Lucia è legata alla luce della vista, alla salute degli occhi e viene festeggiata il tredici Dicembre il giorno meno luminoso dell’anno ma primo gradino del progressivo riespandersi del Sole.

Nella Commedia, Lucia è una presenza tanto discreta quanto decisiva. Compare in tre punti chiave del poema, uno per cantica: Inferno II, Purgatorio IX e Paradiso XXXII; all’inizio, a metà e alla conclusione del poema. Nelle due prime apparizioni la martire è fondamentale per Dante al fine di fargli proseguire il viaggio; nella terza le viene attribuita dal poeta la massima gloria.

Attraverso Lucia, Dante intuisce e mette in opera scritta la traslazione della realtà da due a tre dimensioni. Capta la presenza della dimensione della luce e riesce a sintetizzare, conciliandole, l’idea di uno spazio finito con quella di un’assenza di un limite del mondo. Il Purgatorio è un gioco di specchi che convoglia ciascun riflesso in un evento: l’elevazione delle anime. E’ un risveglio brusco del mondo dall’illusione. Ci riporta all’indeterminatezza dei confini del Logos espressa millenni prima di Dante da Eraclito. Il Purgatorio è un processo che sottende qualcosa d’inespresso, semenza di anime che rimangono nelle acque uterine della penitenza, in attesa di divenire stati di grazia, il diveniente che attende a trasformarsi in uno stato dell’essere.

Dante sappiamo che ebbe un problema agli occhi talmente grave che dové rimanere sei mesi al buio per guarire. L’assenza di luce genera quella ricerca feroce di arrivare al di là dello specchio e di riuscire a fluttuare tra le strutture fisse dell’essere. Nel Purgatorio le cose cominciano a staccarsi dalle memorie della carne, divengono ciò che erano prima di essere vissute dall’osservatore: eventi fluidi che interagivano fra loro nel marasma della potenzialità. Non è facile riflettersi nella sala degli specchi del Purgatorio, rinunziando all’immagine che il mondo ci ha lasciato addosso. Capire che tutto ciò che pensavamo di essere è in quel “peccato” cioè in una fallacia della mente che ci ha convinti di recitare quel quadro chiamato realtà. Dante comincia la risalita per quei mondi che sono chiusi da ciò che egli stesso chiude. Dante parla di sfere quindi non di cerchi e ogni mondo è circondato da un mondo successivo. Immaginiamo quindi quei mondi come sfere e la risalita del Poeta attraverso di essi: ogni universo sarà circondato da quello successivo il quale sarà avvolto da quel che segue; ogni sfera sarà contenuta nella prima. Dante anticipa Einstein. Coglie nel cosmo il segreto della lettera e del numero e dei loro infiniti mondi e comprende il linguaggio primigenio. Sono i simboli e le immagini che si vedono dalla nube-vuoto sulla cima della montagna sacra e non nella rigidità della mente. Ed ecco che la scrittura diventa preghiera e le lettere che ne scaturiscono sono figlie delle sfere concentriche. A loro modo esse stesse ricreano forme nuove, mondi dentro i mondi fino a raggiungere l’ultima visione che è impossibile comunicare. E’ solo pura immagine iniziale nel silenzio del nulla. Nella scrittura esercitata al buio quasi al lume di candela si ricerca la luce, la Donna-Lucia che non farà commettere errori. Come gli oracoli, la non vista permette di vedere quel che l’illusione ci nasconde. Nel buio degli occhi, Dante, come per tutta la cultura medievale, vede la luce, la primaria raffigurazione delle verità divine. Essa è la forma che assume l'amore divino che genera la creazione, è lo splendore diffuso della sua essenza che penetra in ogni luogo dell'Universo. E’ quel punto che fa girare l’universo di stelle. L’Empireo è il punto centrale del Paradiso che fa piovere sui vari cieli una virtù, che si lega ai singoli cieli, a seconda della loro natura e del grado di beatitudine di cui godono. La scrittura, come il viaggio rappresentato nel I Canto del Purgatorio che poi è il viaggio di ricerca interiore è un rapporto tra ombra e luce il cui simbolo è la fiamma della candela che pian piano si consuma, ed è proprio in prossimità dello spegnimento e l’ombra sta prendendo il sopravvento, la memoria della fiamma ci permetterà sempre di vedere e di ripercorrere la strada all’inverso, verso quel chiarore che nella Commedia indica gli occhi chiusi di Dante ed il passaggio come una nave dall’oscurità, alla divina Rosa, grazie alla Luce-Lucia.

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Alessandra Biagini. Esperta di lingua ebraica, araba e cinese antico. Amanuense. Focalizzata sull’Arte della Calligrafia, fa della lettera un’officina ove si forgiano in parole e forme selvagge mondi ed esperienze interiori.

Giuliana Poli, ricercatrice di antropologia culturale, scrittrice di Tradizione, scrittrice di monografie e testi su opere d’Arte, analista ed esperta d’iconografia ed iconologia di opere d’arte. Analisi semantica del linguaggio dell’Arte e della parola.

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